Mais rosso by Francesco Forgione

Mais rosso by Francesco Forgione

autore:Francesco Forgione [Francesco Forgione]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Zolfo Editore
pubblicato: 2024-03-14T23:00:00+00:00


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23. Il salario in Messico viene pagato ogni quindici giorni, di venerdì.

Non è rosea la vita

«Dopo quello dei formaggi, avevo trovato un nuovo lavoro. Non ne potevo più del latte, del suo colore candido e del suo odore che da piccolo sognavo e ora mi disgustava. Sentivo solo puzza e me la portavo nelle narici e addosso. E non accettavo più lo sfruttamento del patrón. Avevo cominciato a odiare pure la sua carità, con i suoi dieci dollari alla settimana e l’elemosina delle forme di formaggio che mi lasciava rubare per portarle a casa. E poi ormai ero entrato nella banda della taquería, anche se per loro ero ancora sotto osservazione. Il lavoro “pulito” era la mia copertura.

Con il nuovo lavoro vendevo vestiti, cose belle, roba di marca. Erano vestiti buoni, americani, italiani, francesi e la gente che aveva i soldi li comprava senza lamentarsi del prezzo. Io e il nuovo patrón giravamo per i mercati in tutte le colonie di Acapulco. Il lavoro mi piaceva. È bello vivere in mezzo alla gente e girando per i mercati cominciavo anche a conoscere una città che non avevo mai visto prima e nemmeno immaginato. Con i pochi soldi che guadagnavo alla fabbrica dei formaggi stavo sempre nel mio barrio e quando ne varcavo il confine provavo sempre la sensazione di andare in un’altra città. I locali per i turisti, i negozi di moda, i ristoranti e le pizzerie della Costera erano cose che non potevo permettermi.

Per quattro o cinque mesi è andato tutto liscio. Io lavoravo, il padrone mi pagava e ogni tanto, visto che gli affari andavano bene, mi faceva pure qualche regalo. Era gentile, el patrón.

Poi, un giorno, mentre stavamo caricando il furgone con i cartoni dei vestiti fuori dal magazzino, arrivano due moto. A bordo erano in quattro e tutti vestiti di nero.

“Somos de La Mano”, ha detto l’unico che si è tolto il casco e ha mostrato il suo viso con una cicatrice che gli tagliava mezza faccia.

“Estamos aquì porque necesitamos resolver una cuestión: tienes que pagar la extorsión. Como todos”.

Ha detto proprio così, senza allusioni o giri di parole, devi pagare l’estorsione. Era il capo del gruppo e quando è sceso dalla moto ha sollevato la maglietta per mostrare, ben in vista, una pistola a tamburo infilata tra la fibbia e i pantaloni.

El patrón, colto di sorpresa, era tramortito e tremante: “Soy solo un flotante”, un ambulante, “no tengo dinero bastante para pagar, tengo solo lo necesario para vivir. No puedo pagar”.

Quanto era ingenuo il mio patrón.

“Piensalo, piensalo”, gli ha risposto quello, senza aggiungere altro, mentre carezzava il calcio della pistola per farlo vedere sia al patrón che a me. Non ha detto altro. Si è rimesso il casco e facendo impennare la moto su una ruota è partito. Dietro di lui, con la stessa impennata, l’altra moto con i suoi compagni che, come esaltati, hanno alzato le braccia al cielo impugnando le pistole.

Io, vedendoli arrivare, mi ero preoccupato e temevo che per il padrone sarebbe finita male.



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